Il linguaggio non verbale è forse l’aspetto più affascinante della comunicazione.
O per lo meno è quello su cui la gran parte delle persone interessate alla comunicazione si interroga almeno una volta nella vita.
Su come leggere il linguaggio non verbale sono stati scritti centinaia di libri. Film e serie TV sono state basate su questa abilità e ogni corso di comunicazione in un modo o nell’altro ne parla almeno un po’.
Se voglio imparare a leggere il linguaggio non verbale, da dove comincio?
Dimentica “Lie to me”
Un favoloso Tim Roth interpreta Cal Lightman in questa serie investigativa dove un gruppo di esperti in riconoscimento delle bugie, svela storie intricate e smaschera criminali ad ogni puntata.
La loro abilità è quella di leggere il linguaggio non verbale in modo infallibile e, diciamocelo, fantascientifico.
Il protagonista della serie è ispirato a Paul Ekman un vero (e famosissimo) psicologo divenuto famoso per la sua ricerca sulle emozioni.
A Paul Ekman possiamo credere perché è un ricercatore e vive nella vita reale.
Ma se pensate che leggere il linguaggio non verbale vi porterà ad interpretare la realtà con precisione ad ogni flessione del mignolo sinistro di chi vi sta di fronte, vi sbagliate di grosso.
Il linguaggio non verbale del nostro interlocutore può darci moltissime informazioni se impariamo ad interpretarlo, ma ogni dettaglio che osserviamo è un indizio e da solo non significa nulla.
Certo, si dice che tre indizi facciano una prova ed è così che conviene approcciare questa materia: mettere insieme tutto ciò che abbiamo osservato e dare un senso globale ai dati che abbiamo raccolto.
Si può diventare anche molto abili a leggere il linguaggio non verbale, ma ci vuole tempo, pazienza e moltissima preparazione.
Leggere il linguaggio non verbale: il corpo
È detto anche “linguaggio del corpo” ed è quindi al corpo che dobbiamo prestare attenzione per leggere il linguaggio non verbale.
Iniziamo dalla postura. Una persona estroversa, che in quel momento è a proprio agio e racconta qualcosa che le piace, molto probabilmente avrà le spalle dritte, il petto leggermente in fuori, i suoi piedi saranno rivolti verso l’interlocutore.
Se invece ti stanno accusando o ti hanno fatto una domanda scomoda è possibile che il tuo corpo si “accartocci” un pochino su se stesso, le spalle si incurvano, il mento va verso il basso, il corpo si chiude come a proteggersi.
Le espressioni del viso sono la più evidente segnaletica codificata per leggere il linguaggio non verbale: il sorriso sincero è inconfondibile, la maggior parte delle persone lo sa distinguere da un sorriso finto, senza alcuna preparazione.
Poi c’è la gestualità. Il gesto segue automaticamente il pensiero. Qualche volta succede che se diciamo una cosa e pensiamo il suo opposto, i gesti che accompagneranno il discorso daranno retta al pensiero e non alle parole.
C’è un gioco di improvvisazione teatrale che si basa proprio su questo automatismo. In questo gioco parole e pensiero coincidono perché non c’è motivo di voler dire una bugia. Funziona così: bisogna velocemente dichiarare a parole “Pesce grande” accompagnandolo con un gesto piccolo oppure “Pesce piccolo” accompagnando le parole con un gesto grande.
Il gioco è divertente proprio perché si sbaglia di continuo.
Andare oltre il linguaggio del corpo
Il linguaggio non verbale va oltre ciò che comunichiamo con il corpo.
L’abbigliamento non è altro che un codice. Gli abiti che scegliamo dicono molto di noi, che ci interessi o meno.
Scelgo un paio di scarpe eleganti o da ginnastica in base al contesto in cui vado e se scelgo di non uniformarmi sto lanciando comunque un messaggio, che lo voglia o meno.
Vuoi un esempio dal mondo del cinema? Guarda quanto non verbale c’è nella prima metà di questo video.
L’arredamento di una casa o di un ufficio ci dà moltissime informazioni su chi utilizza quegli spazi e se tra me e il mio interlocutore piazzo un pc portatile è una barriera che ci divide, che ostacola il contatto visivo.
Se in aula mi siedo dietro ad una cattedra rimanderò i partecipanti al corso immediatamente al contesto scuola dove l’insegnante sta da una parte e gli studenti dall’altra.
Se voglio lavorare davvero insieme a loro, meglio che mi posizioni davanti alla cattedra (meglio ancora se la cattedra la facciamo sparire del tutto).
Preferisci strumenti digitali, magari di altissima tecnologia o usi ancora un’agenda cartacea? Chi osserva la tua scelta farà delle supposizioni su di te e su ciò che vuoi comunicare, anche in base a questo.
Quindi da dove comincio per leggere il linguaggio non verbale?
Inizia ad osservare, semplicemente ad osservare senza giudizio, tutto ciò che ti circonda. Un pezzo alla volta imparerai a capire e a parlare questo splendido linguaggio.
Vuoi sbirciare dietro le quinte del mio lavoro? Iscriviti alla newsletter, riceverai ogni mese spunti e risorse interessanti dalla rete.