Microlearning non significa imparare poco, ma imparare a piccoli passi, brevi e decisivi.
Viviamo in una società veloce e siamo continuamente bombardati da stimoli, a volte anche interessanti, che si sovrappongono e reclamano continuamente la nostra attenzione.
La conseguenza visibile a tutti è che la capacità di concentrazione nelle società digitalizzate si sta riducendo ogni giorno di più.
Questo vale per bambini e ragazzi, la scuola sta facendo i conti con questo graduale e inarrestabile cambiamento, ma vale anche per noi adulti.
Il microlearning è una tendenza che si sta diffondendo nel mondo della formazione, anche nella formazione aziendale e che va intesa a mio avviso come una grande possibilità di cambiamento per adattarci ad un mondo fluido, che cambia davanti ai nostri occhi.
Credo sia importante resistere alla tentazione di sminuire questo approccio, di vederlo come un disgregarsi della formazione “vera”, di relegarlo a formazione di serie B.
Il formatore si occupa di cambiamento, se siamo i primi ad arrestarci davanti a ciò che cambia, che formatori siamo?
Come funziona
All’atto pratico il microlearning è un insieme di pillole formative, generalmente video animati, che trattano ciascuna un contenuto specifico.
Ha le seguenti caratteristiche:
Ogni pillola formativa è breve, specifica, tratta un argomento ben definito e limitato.
Generalmente presenta la soluzione ad un problema o la risposta ad una domanda precisa.
Le pillole possono far parte di un percorso più lungo, ma ogni lezione è autonoma e comprensibile anche a chi non avesse seguito le altre.
Ogni video è progettato per essere fruito in autonomia, in qualsiasi momento e per essere riguardato all’occorrenza.
Le lezioni di microlearning non entrano in dettagli, riportano pochi concetti, in modo estremamente chiaro e lineare.
A cosa serve
L’obiettivo è quello di soddisfare una curiosità, rispondere ad un dubbio che il discente può avere lungo il suo percorso di apprendimento.
Può risolvere un problema pratico (ad esempio come progettare un video di formazione) o rispondere ad una domanda più teorica (ad esempio cosa fa un formatore comportamentale?).
Può essere usato strategicamente per incuriosire su un determinato argomento in modo che, chi ne volesse sapere di più, sarà portato a seguire un corso più strutturato, a comprare un libro o a chiedere maggiori informazioni. Funge da stimolo e di ispirazione, ma è bene che contenga un contenuto di qualità, informazioni concrete (altrimenti è un teaser o pubblicità, non microlearning)
Può anche essere pensato strutturalmente per trasferire nozioni più teoriche, numeri, dati, fatti concreti, concetti in vista di un’aula in cui questi contenuti verranno ripresi velocemente e poi messi in pratica, discussi o approfonditi.
Questo è un ottimo punto di partenza per un percorso di formazione blended ben strutturato.
Come progettare il microlearning
La prima domanda da farsi è se stiamo progettando un percorso o un intervento spot.
Se si tratta di un percorso è bene dedicarsi prima ad un macroprogettazione delle varie tappe, dove ogni pillola avrà un titolo e un argomento precisi.
Per definire il contenuto, parti dalla domanda alla quale vogliamo dare una risposta e scrivila. Molto probabilmente sarà anche il titolo della pillola stessa.
Identifica i 3 concetti chiave che il fruitore dovrà avere chiari alla fine del video.
Scegli parole semplici e frasi brevi, ti aiuterà ad essere più incisivə. La pillola dovrà essere breve, ti suggerisco di restare entro i 10 minuti di durata.
Includi elementi visivi come grafici, percentuali, simboli che aiutino a memorizzare i contenuti.
Scrivi le parole chiave e i dati più importanti: aiuterai chi ha una memoria visiva.
Divertiti! Per conquistare l’attenzione dobbiamo anche intrattenere, ci riuscirai più facilmente se approcci il lavoro con leggerezza.
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